Razzismo




Nel 1950, il documento Dichiarazione sulla razza dell'UNESCO è stato il primo documento ad aver negato ufficialmente la correlazione tra la differenza fenotipica nelle razze umane e la differenza nelle caratteristiche psicologiche, intellettive e comportamentali

  Razzismo nella storia

Le teorie razziste nacquero nel Medioevo. Si svilupparono poi nel XVI secolo, quando Spagna e Portogallo impiegarono schiavi Africani per le loro colonie. Esse assunsero un'importanza politica nel XIX secolo quando cominciò a diffondersi il mito della razza ariana. La maggior parte delle suddivisioni storiche datano l'inizio della storia moderna al 1492, e anche le radici del razzismo moderno si legano a questa data. In Spagna con l'inquisizione spagnola si creò il concetto di purez ezza del sangue (limpieza de sangre ). Papa Alessandro VI approvò un codice di purezza anche per gli ordini monastici. Il razzismo è un fenomeno connesso all'età coloniale, quando le grandi potenze europee svilupparono ideologie razziste per risolvere la dissonanza tra valori cristiani di eguaglianza e carità e lo sfruttamento delle popolazioni indigene in America ed in Africa. Tuttavia la società antica preferisce stratificare l'umanità in base a concetti castali, più che razziali:il nobile è ovviamente superiore al plebeo, e il plebeo libero è superiore allo schiavo. Invece la mentalità premoderna in generale non avrebbe giudicato uno schiavo bianco superiore a un nobile arabo in base alla sua sola appartenenza a una presunta "razza". Se si cercava una superiorità, essa veniva trovata nella cultura, nell'etnia, nella religione.


  Razzismo moderno

I primi scopi dichiari del razzismo ottocentesco si basarono sull'impedire il mescolamento fra le razze umane, ritenuto nocivo per la razza "superiore" (ovvero i bianchi). Da questo punto di vista, un passo avanti verso il vero e proprio razzismo, si ebbe negli Usa, dove, durante il dibattito relativo all'abolizione della schiavitù a metà del XIX secolo, uno degli argomenti più sostenuti fu che neri (e indiani) non fossero "davvero" esseri umani, ma andassero catalogati in una categoria diversa, alla quale non si potevano applicare le argomentazioni umanitarie proposte dagli abolizionisti. Non essendo i neri uomini, non aveva senso essere "umanitari" con loro.

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